Cos’è la vocazione lavorativa? Come trovarla per sviluppare la propria carriera professionale? E, soprattutto, è davvero necessario avere una precisa vocazione per poter costruire una vita lavorativa soddisfacente? L’Enciclopedia Treccani definisce il termine vocazione come «chiamata, richiamo, appello o invocazione» nonché come «disposizione, tendenza a qualche cosa». Guardando alla vita professionale, quindi, si potrebbe dire che la vocazione lavorativa è la disposizione innata verso un determinato ruolo, verso un preciso settore.
Un problema di vocazione lavorativa?
Il concetto di vocazione lavorativa è sempre più presente nel mondo del lavoro, il quale come è noto sta incontrando nuovi e inediti problemi nel reclutare personale in precisi settori. Si parla soprattutto di quelle professioni più “vocational” delle altre, come l’assistente sociale, l’infermiere, lo psicologo, e via dicendo. Per fare un esempio: un dirigente di un’azienda sanitaria pubblica veneta, Carlo Bramezza, in occasione di una recente tavola rotonda dal titolo “Sanità pubblica e sociale in Veneto: c’è ancora un futuro?” ha spiegato che l’impegno delle propria struttura è quello di «smaltire le liste d’attesa» sottolineando però che «il problema principale è la carenza di personale, con i bandi che vanno deserti perché c’è una ‘crisi di vocazione’ verso lavori che comportano turni nei festivi e nei week end». E come è noto il problema della vocazione è stato indicato più volte anche in altri settori, a partire da quello del turismo. A iniziare dalla pandemia, infatti, sono sempre meno le persone disposte ad accettare ruoli che presuppongano il lavoro durante i fine settimana, durante le festività o nelle ore serali. Con tante imprese che di conseguenza si sono ritrovate a gestire dimissioni volontarie o ricerche di personale inconcludenti non per ragioni propriamente tecniche, quanto invece proprio per il venir meno del desiderio delle persone di impegnarsi in quelle professioni. Ecco che allora si sottolinea l’assenza della vocazione lavorativa per un nutrito gruppo di professioni.
La vocazione lavorativa: ce l’hanno tutti?
É però bene capire quanto l’effettiva presenza di una vocazione lavorativa possa fare la differenza, per le imprese come per gli stessi dipendenti. La vocazione è importante perché può veicolare senso nei confronti di un’attività; ma va anche sottolineato che è possibile avere un’alta propensione verso una determinata attività lavorativa e, allo stesso tempo, disprezzarne alcuni aspetti.
Detto questo, chi ha una vocazione lavorativa verso il proprio ruolo può vedere nell’attività svolta (anche) un fine a sé stante, laddove chi difetta di questa propensione vedrà unicamente un mezzo per ricevere uno stipendio, un obbligo quotidiano e via dicendo. Quindi certo, avere una vocazione lavorativa può permettere di affrontare la propria professione in modo molto più agevole, senza guardare a questa attività come a un dovere imposto dall’alto. Ma non si può trascurare il fatto che, certe volte, la propria vocazione può esprimersi anche fuori dalla sfera lavorativa, così come va considerato il fatto che una persona può avere più di una propensione: pensarla diversamente potrebbe essere limitante.
In generale, sembra sbagliato e controproducente pensare che a dare senso alla propria esistenza sia la vocazione professionale. Al tempo stesso però non si può negare il fatto che il lavoro rappresenta un elemento chiave della propria vita, non fosse per il suo ingombro in termini orari nel nostro quotidiano.
Si capisce quindi quanto sia importante imparare a conoscere la propria personalità, a individuare i propri obiettivi, a scoprire le proprie attitudini, in modo da muoversi di conseguenza anche – e non solo – sul piano professionale. Pur sapendo che la sola vocazione lavorativa non è la soluzione a tutti problemi. É possibile essere portati verso un determinato ruolo e, allo stesso tempo, dover gestire quotidianamente degli aspetti con fatica e una buona dose di stress. E non bisogna trascurare il fatto che il fatto di sentirsi portati e rapiti dal proprio lavoro non deve portare a superare il limite, dedicando eccessive risorse emotive e di tempo: il rischio è quello di sviluppare una dipendenza, di rubare tempo ed energie alla propria vita privata, oppure di andare incontro a un burn-out.
Trovare la propria vocazione lavorativa
Fin qui si è capito che imparare a guardare al proprio lavoro come a una risposta di una vocazione innata può certamente fare la differenza, pur sapendo che questa condizione non è sufficiente per avere una vita lavorativa soddisfacente sotto tutti gli aspetti. E di certo non è semplice capire fin da subito quale sia la propria propensione. Anzi, nei paesi più sviluppati è assolutamente comune per tanti lavoratori capire quale è la propria reale vocazione lavorativa solo a un punto piuttosto avanzato della propria carriera; inutile dire che non sono tante le persone che rispondono in modo compiuto a tale vocazione (anche se i dati relativi alle dimissioni degli ultimi anni potrebbero suggerire un cambiamento a questo proposito).
In ogni caso, per avvicinarsi maggiormente all’individuazione della propria vocazione lavorativa, può essere prezioso “mettersi in ascolto”, pensando concretamente e senza paletti a quelli che sono i propri interessi e i propri desideri, nonché quali sono le proprie reali attitudini. Chi non ha una vocazione chiara – laddove invece altre persone presentano una sensibilità innata verso chi soffre, chiaro segnale che potrebbe spingere verso le professioni sanitarie – dovrebbe prestare maggiore attenzione alle proprie azioni e reazioni spontanee. Ma non è tutto qui: anche il livello di concentrazione che si riesce a raggiungere senza sforzo in diverse attività può essere un indice. C’è chi si dimentica del resto del mondo mentre scrive, chi mentre costruisce qualcosa, chi mentre cura il giardino di casa, e via dicendo.
Sviluppare la propria propensione
Come si è detto, individuare la vocazione lavorativa può essere molto importante, ma non di per sé bastante. Prima bisogna capire qual è la vocazione; poi si dovrebbe fornire una risposta, dunque trovare le opportunità per svilupparla, sapendo però che lo spazio dell’opportunità è definito dall’età, dall’esperienza, dagli studi, dal reddito a disposizione e via dicendo. Ma i miglioramenti sono comunque sempre possibili, lavorando per ottimizzare il matching tra persona e lavoro: quel settore, quel ruolo, quel tipo di azienda, quegli orari, quei compiti, quelle responsabilità.
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