Un colloquio di lavoro è una sfida in piena regola. Interfacciarsi con i recruiter permette di confrontarsi con i propri limiti, ma anche di superarli. Conoscere il mondo del lavoro nel quale si vuole entrare è fondamentale per affrontare un colloquio con la giusta preparazione, tenendo presente che ogni segmento ha le sue specificità e dunque le sue esigenze. Se la società di selezione con la quale si andrà a sostenere un colloquio fa parte del mondo del pharma, non sarà quindi sufficiente conoscere le principali tecniche di recruiting, ma bisognerà chiedersi:
Cosa cerca specificatamante un head hunter del settore farmaceutico?
Quando una società di selezione del personale farmaceutico intraprende una serie di colloqui di lavoro, i migliori head hunter si trovano dinanzi a decine e decine di richieste. Il processo selettivo si svolge per gradi: come in un setaccio, i selezionatori filtrano i candidati valutandone il curriculum vitae, e dunque le esperienze pregresse e la preparazione. Ma non solo. Sarebbe erroneo pensare che, data la dimensione scientifica del pharma, le società di selezione trascurino tutte quelle caratteristiche personali che vanno invece a impreziosire il bagaglio umanistico del candidato.
Al vaglio dei migliori recruiters ci sono infatti anche altri fattori spesso, purtroppo, trascurati dai candidati. Fra questi rientrano propensioni attitudinali, motivazionali e personali che possono davvero fare la differenza in un colloquio di lavoro. Posto che ogni società di selezione del personale calibra il suo processo selettivo in base ai suoi clienti, oltre che alle esigenze specifiche di mercato, esistono dei punti di forza dai quali un candidato ideale non può prescindere.
L’attitudine del candidato perfetto
All’interno di un processo di selezione, gli head hunters del settore farmaceutico spesso scelgono di imbastire, come primo filtraggio dei candidati, un colloquio di gruppo. Questo tipo di approccio permette alla società di selezione farmaceutica di valutare innanzitutto la capacità dei singoli di interagire con una collettività simulata di colleghi.
Lo scopo di un colloquio di gruppo non è mai quello di permettere che le personalità dei singoli cerchino di prevaricare le une sulle altre. Tutt’altro, partecipando a una conversazione collettiva su una singola tematica si ha la possibilità di dimostrare la propria propensione al team work, apprezzata nella maggior parte delle offerte di lavoro. Per uscirne vincitori si rivelano decisive ottime capacità argomentative ma anche una giusta predisposizione all’ascolto.
Rimanendo al di fuori dell’accertamento di competenze specifiche nel settore farmaceutico, un head hunter pharma stilerà il proprio verdetto sull’idoneità del candidato alla posizione – che, è bene ricordare, non corrisponde a un giudizio di carattere personale o professionale a tutto tondo – anche mediante la presentazione di modelli situazionali. In altre parole, il «cosa farebbe se…».
Una trappola? Tutt’altro. Prescindendo, in parte, dalla competenza nozionistica del candidato, la società di selezione farmaceutica prospetterà situazioni più o meno potenziali per testare inventiva, problem solving e attitudine del candidato. La risposta giusta è un combinato di diversi elementi: spontaneità, logica e un pizzico di creatività gli ingredienti del successo di questi test comportamentali.
Dimostrarsi preparati nel settore farmaceutico: oltre il CV
Una volta raggiunto il colloquio individuale, il primo step da affrontare quando ci si siede dinnanzi a un head hunter del settore farmaceutico è indubbiamente connesso alla preparazione del candidato. I punti di forza di chi concorre per un posto di lavoro dovrebbero essere, nel momento del colloquio, già noti ai recruiter, grazie alla presentazione di un CV completo, chiaro e adeguato alla posizione desiderata. Preparare un breve discorso per illustrare i punti salienti del curriculum è certo una buona pratica, ma non equivale a replicare l’elenco puntato già presentato.
Il colloquio è infatti un’occasione per raccontare qualcosa di sé che non risulti già evidente dagli studi fatti o dall’esperienza professionale pregressa. Fondamentale, in questo racconto, è la percezione di cosa cerca un head hunter del settore farmaceutico e, nello specifico, di cosa ha bisogno l’azienda con la quale si aspira di lavorare. Pur nello stesso ambito del pharma, una specifica e ben definita competenza può attrarre un’impresa, ma può essere del tutto ignorata – o addirittura essere considerata un “limite” – da un’altra società. Impossibile presentarsi bene se non si conosce a fondo il cliente dell’head hunter che si ha davanti.
Ciò detto, non mancheranno certamente valutazioni di carattere più tecnico, volte a confermare le competenze che il candidato autocertifica presentando il proprio CV. Esercizi pratici, simulazioni e prove scritte non sono dunque da escludere nell’iter di un processo selettivo pharma, specialmente se l’head hunter si trova a dover valutare una preparazione specifica. Superfluo quindi suggerire al candidato di tenere allenate le proprie competenze tecniche aggiornandosi su sviluppi e tendenze di mercato. Un atteggiamento non solo propedeutico al singolo colloquio, ma proficuo durante tutto il percorso di ricerca di una posizione professionale.
Head hunter a caccia di motivazione
Come tutti i recruiter, anche i migliori head hunter del settore farmaceutico stilano la loro selezione valutando attentamente la motivazione del candidato. Con questo termine spesso abusato non si intende una generica propensione al lavoro nel mondo del pharma. Si tratta invece di una consapevole e costruttiva intenzione a ricoprire un preciso ruolo in una determinata azienda, proprio perché si ritiene che la collaborazione professionale possa dimostrarsi proficua tanto per la società quanto per il candidato.
Nel presentare la propria motivazione è bene, in fase di preparazione al colloquio, riflettere anche sui propri obiettivi: quelli raggiunti, che costituiscono un punto di forza del candidato, ma anche quelli da raggiungere. Le aspirazioni sono infatti un valore aggiunto da non trascurare, se si entra nell’ottica che ogni percorso professionale imprime qualcosa di nuovo al candidato: esperienza, formazione, maturazione. All’head hunter il ruolo di trait d’union fra le potenzialità di un singolo e ciò che un’azienda di pharma ha da offrire.
A tal proposito, un consiglio sottovalutato è quello di porre le proprie domande. Un colloquio è per definizione uno scambio, e non può quindi essere univoco. Non bisogna quindi temere di esprimere la propria curiosità e il proprio interesse per il ruolo che si vorrebbe ricoprire nel settore farmaceutico. Sarà invece dimostrazione di una motivazione argomentata e contingente per l’offerta professionale al vaglio dell’head hunter, piuttosto che una generica smania di trovare lavoro – qualunque esso sia.
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