Il momento cruciale nel processo di selezione del personale
E finalmente arriva il tanto atteso e ricercato colloquio di lavoro. I vostri sforzi sono stati premiati, il vostro curriculum vitae ha fatto una buona impressione ai cacciatori di teste, le vostre competenze sono state apprezzate ed è giunto il momento di dimostrare ai selezionatori le nostre capacità. Ad un colloquio di lavoro, però, non sono permessi passi falsi: è necessario fare tutto il possibile per evitare brutte figure, così da non vanificare tutto l’impegno che, tra la stesura del curriculum e della lettera di presentazione, e la risposta a centinaia di annunci, ci ha portato fino a quell’incontro cruciale. Per affrontare al meglio il processo di selezione del personale, dunque, è consigliabile prepararsi precedentemente alcune delle risposte alle più classiche delle domande che i recruiter propongono nel loro processo di ricerca del personale.
Come si risponde alla classica domanda «Mi parli di lei»?
La più banale, ma anche la più insidiosa delle domande che vengono poste durante i colloqui per la selezione del personale, è probabilmente la prima: «Mi parli di lei». Questo tipo di quesito ha molteplici funzioni, e proprio per questo viene utilizzato dalla maggior parte dei selezionatori. In primo luogo, esso ha la funzione di ‘rompighiaccio’: al candidato, con questa domanda, viene data infatti la possibilità di parlare liberamente, così da mettersi a proprio agio e ‘riscaldare il motore‘ per i successivi quesiti più specifici.
L’importanza della prima impressione
Ma il «Mi parli di lei» non serve unicamente a rompere il ghiaccio. È infatti anche un quesito esplorativo, che permette all’head hunter di farsi un’idea preliminare di chi si trova davanti. Per quanto banale, dunque, questa domanda non va in alcun modo sottovalutata: trovarsi spiazzati già nei primi trenta secondi del colloquio, infatti, non potrebbe di certo giovare al buon esito finale. Per il candidato, rispondere in modo chiaro, esauriente ed appassionato già a questa prima domanda significa sfruttare in pieno l’opportunità di fare una buona impressione all’apertura del colloquio, così da partire con il piede giusto e abbassare il proprio livello di tensione.
Una risposta coerente e non autoreferenziale
«Mi parli di lei». È una richiesta a prima vista innocua, ma che può essere piena di insidie per il candidato impreparato: questo vale sia per i neo-laureati in cerca della prima occupazione, sia per i manager con anni di esperienza. Il nostro consiglio è dunque quello di non farsi spiazzare, pianificando a priori la risposta perfetta. Per prima cosa, va sottolineato che il recruiter non è interessato alla storia della vita del candidato. La risposta deve quindi essere un insieme di informazioni coerenti con il contesto e con l’annuncio di lavoro. Altro errore da evitare, durante la fase di selezione del personale come del resto nella quotidianità professionale, è quello di essere eccessivamente autoreferenziali: mai esagerare le proprie capacità, soprattutto se non si è poi in grado di dimostrarle concretamente.
Una risposta in quattro parti
L’ideale, dunque, è prepararsi una risposta interessante nei giorni precedenti al colloquio, almeno per replicare alla domanda di apertura: per l’improvvisazione vera e propria, infatti ci sarà spazio nel resto dell’intervista di selezione del personale. Il discorso del candidato non deve essere troppo lungo né prolisso. Due, tre minuti al massimo sono più che sufficienti per narrare al selezionatore tutte le proprie potenzialità. Per sfruttare al massimo questa ristretta finestra di tempo, è dunque consigliabile organizzare il discorso in quattro parti strategiche, così da essere certi di dare ad ogni dettaglio l’attenzione che merita. Nello specifico, i capitoli fondamentali di una convincente risposta alla domanda «Mi parli di lei» sono:
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Studi – Percorso accademico
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Esperienza professionale
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Competenze maturate
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Obiettivi per il futuro
Studi ed Esperienza Professionale
Nella prima parte della risposta di fatto il candidato riassume il proprio curriculum vitae, dando però maggiore enfasi ai più importanti traguardi raggiunti. È importantissimo, ovviamente, non contraddire nulla di quanto riportato nei documenti in possesso del selezionatore. In questa primissima fase del colloquio il candidato deve evitare ogni vaghezza e mostrarsi sicuro di sé: denigrare il proprio corso di studi o sminuire le proprie esperienze professionali passate, infatti, non può in alcun modo giovare all’esito positivo del processo di selezione del personale. Un’arma in più può essere quella di sottolineare tutti gli aspetti della nostra carriera che corrispondono alle richieste contenute dalla job description che ci ha portato al colloquio.
Competenze maturate e Obiettivi per il futuro
La seconda parte della risposta, invece, deve andare ben oltre quanto riportato nel semplice curriculum vitae. In questa sede è infatti necessario riportare le competenze acquisite in ambito professionale, dimostrando in quale modo queste possano costituire un valore aggiunto all’interno della nuova azienda. A questo proposito può rivelarsi premiante informarsi sulla vision e sulla cultura dell’impresa che è alla ricerca di personale, soprattutto per quanto riguarda l’esposizione dei propri obiettivi per il futuro, i quali ovviamente devono essere realizzabili all’interno della nuova azienda.
Essere sicuri di sé: una questione di pratica
Il modo migliore per mostrarsi sicuri di sé durante il colloquio di lavoro è fare molta pratica nel raccontare la propria figura professionale: questo significa ripetere il proprio discorso di apertura di fronte ad uno specchio, o con l’aiuto di un amico, senza però memorizzare la risposta parola per parola. È importantissimo, infatti, lasciare sempre un po’ di spazio all’improvvisazione. In questo modo non si avrà l’effetto stucchevole e distaccato di una filastrocca imparata a memoria. Un’ultima raccomandazione, infine, è quella di dimostrarsi fortemente motivati ad iniziare una carriera all’interno dell’azienda.
Seguendo questi semplici consigli, trovarsi spiazzati già nei primi minuti di un colloquio diventa praticamente impossibile. Come è noto, poi, chi ben comincia è già a metà dell’opera: non ci resta che augurarvi un buon colloquio di lavoro!
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