Quale legame c’è tra qualità del lavoro ed employee retention? La prima interessa i dipendenti, la seconda le aziende. La prima si trova nel campo del lavoro del career coach, e in seconda battuta dell’head hunter; l’altra, invece, è – o dovrebbe essere – tra le attività più importanti per il responsabile HR. Eppure questi due concetti si toccano e finiscono quasi per fondersi: con l’aumentare della qualità del lavoro, infatti, cresce proporzionalmente anche la capacità dell’azienda di ‘trattenere’ i propri talenti.
Partiamo con la qualità del lavoro. Che cosa si indica con queste parole? Questo termine va ad ampliare ulteriormente quanto definito dalle “condizioni di lavoro”. Si parla degli aspetti legati alla sicurezza del lavoratore, alla sua salute e all’ergonomia del luogo di lavoro. Ma non solo: all’interno del concetto di qualità del lavoro finiscono per trovare spazio anche il clima sociale dell’azienda, le esigenze dei lavoratori, gli obiettivi posti dall’azienda, la soddisfazione dei dipendenti, la possibilità di crescere professionalmente e di sviluppare le proprie competenze. Si tratta quindi di un concetto molto ampio, multiforme e multidimensionale, per certi aspetti soggettivo e per altri versi oggettivo.
Di qualità del lavoro – in questi esatti termini – non si parla da molto tempo. Solo a partire dagli anni Settanta, infatti, si è iniziato a parlare non più solamente di “condizioni” ma anche di “qualità” del lavoro, andando a sottolineare per la prima volta come, aumentando la motivazione, la felicità e la soddisfazione dei dipendenti, fosse possibile anche diventare più competitivi sul mercato, superando i propri concorrenti diretti. Il concetto di base è semplice: lavorare in un ambiente lavorativo che trasmette sensazioni di sicurezza e di felicità, che permette e incentiva uno sviluppo sia personale che professionale, incentiva a lavorare di più, anzi, a lavorare meglio. Ma non è tutto qui: il dipendente felice e soddisfatto è anche un dipendente che difficilmente lascerà l’azienda. Ed è qui che entra in gioco il concetto di employee retention.
Employee retention: ecco come è condizionato dalla qualità del lavoro
Chi si occupa di marketing ha ben in testa l’importanza delle strategie di customer retention, ovvero dell’insieme delle attività mirate a conservare i clienti, partendo dal presupposto che perdere i vecchi clienti e acquisirne di nuovi ha un costo molto alto per l’azienda. Lo stesso concetto vale anche per quanto riguarda i dipendenti: un lavoratore che abbandona il proprio posto si traduce in un costo per l’azienda, che deve quindi attivare un processo di ricerca e selezione del personale per sostituire la risorsa. Le aziende devono quindi fare del proprio meglio per mantenere i proprio talenti, mettendo in atto delle strategie di employee retention.
Lavorare all’employee retention significa, per l’azienda, abbattere i costi relativi alla selezione del personale, non vanificare gli investimenti fatti per la crescita professionale dei propri dipendenti e, parallelamente, poter contare su dei lavori soddisfatti, felici e produttivi, così da assicurare risultati di tutto rispetto per l’azienda. Non è tutto qui. L’azienda che si attiva sul lato dell’employee retention si attiva automaticamente anche sul lato dell’employer branding, rendendo quindi a priori più efficace la propria attività di attrazione di nuovi talenti. In entrambi i casi, va sottolineato, la qualità del lavoro resta centrale.
L’attività di employee retention dovrebbe peraltro iniziare ancor prima che il dipendente diventi tale, e quindi già durante l’iter di selezione del personale. Per aumentare il tasso di retention è necessario assumere solo persone che, oltre a essere capaci e competenti, abbiano una reale passione per quel ruolo, per quel mondo o per quelle attività.
Per quali motivi i dipendenti lasciano le aziende
L’obiettivo delle strategie di employee retention è ridurre al minimo il numero di dipendenti che decidono di lasciare l’azienda. Come visto, la prima attività da fare per ‘trattenere’ i lavoratori è assicurare una buona qualità del lavoro. Ma è necessario anche capire quali sono i motivi che spingono le persone a lasciare il proprio posto. Tra i maggior esperti ci sono sicuramente i cacciatori di teste e i selezionatori che durante i colloqui indagano i motivi che spingono i candidati a lasciare l’attuale posto di lavoro.
Per quale motivo si cambia lavoro? Molto spesso, lo si fa per crescere, perché l’attuale azienda non presenta spazi, o perché non investe abbastanza nella crescita, nella formazione e nello sviluppo dei dipendenti. Altre volte lo si fa per uno stipendio o, comunque, per un pacchetto retributivo più consistente. Non di rado si cambia un posto di lavoro per un’insufficiente sintonia con i colleghi e con i diretti superiori, mentre altre volte la decisione poggia non tanto sulla qualità del lavoro in sé, quanto su fattori totalmente esterni, come per esempio l’eccessiva distanza casa-lavoro.
Su molti aspetti l’azienda ha possibilità di intervento, per migliorare la qualità di lavoro, trattenere il talento nel team e renderlo ancora più performante.
Qualità del lavoro: come migliorarla
Come si può fare in modo che i propri dipendenti si sveglino con il sorriso pensando alla giornata lavorativa che li aspetta? Ci sono tantissimi aspetti da prendere in considerazione. Il dirigente e i manager devono essere in grado di motivare nel modo corretto i dipendenti, devono sottolineare i risultati positivi del proprio team, devono interessarsi ai sottoposti in quanto persone, e devono essere in grado di gestire lo stress.
La retribuzione deve essere commisurata alle competenze reali di ogni risorsa, ed è inoltre necessario organizzare dei percorsi di formazione, a tutto vantaggio dell’azienda come del dipendente. Queste sono le basi: è poi possibile fare di più, adottando degli orari più flessibili, investire in programmi di benefit, incentivando i lavoratori a ottimizzare il tragitto casa-lavoro con dei mezzi aziendali, dei mezzi condivisibili o, dove possibile, in bicicletta.
Le aree di intervento, sul fronte della qualità del lavoro, sono molte e diverse. Sull’utilità per l’azienda di muoversi in tal senso, però, non ci sono dubbi!