Durante un colloquio di lavoro, un recruiter che intervista un candidato non mancherà di domandargli quale sia la motivazione al cambiamento (MAC). In questi casi, è bene dare una risposta che, senza scalfire l’azienda precedente, dimostri la propria voglia di migliorare, di crescere e di imparare. Ma queste sono delle risposte piuttosto generiche. Solitamente non esiste una sola ragione che spinga a cercare un nuovo impiego. Una decisione così importante è piuttosto il risultato di una serie di valutazioni da parte del candidato, basate sia sulle esperienze professionali nell’ambito lavorativo precedente, sia su valutazioni di carattere personale. Quali sono i principali motivi per cui le persone già occupate decidono di cambiare lavoro? Alcuni sono ben noti. Altri, invece, potrebbero stupire.
Perché cambiare lavoro? Conoscere quali sono le motivazioni più comuni può essere d’aiuto tanto al professionista, alla ricerca di uno stimolo per reinventarsi, quanto all’azienda che intenda tenersi stretti i propri dipendenti, evitando errori che potrebbero portare a dimissioni da parte del personale. Il dirigente, facendo tesoro dei motivi che spingono un dipendente a cambiare lavoro, può infatti adoperarsi per migliorare le proprie pratiche di employee retention, attraverso il giusto equilibrio fra autocritica e disponibilità a innovarsi.
Il fatto di cambiare lavoro porta spesso con sé parecchio stress, nonché una certa dose di timore. Il team di lavoro rappresenta in molti casi una vera e propria seconda famiglia per il professionista che si è trovato per un determinato periodo a condividere progetti, ansie e quotidianità con i colleghi. Lasciare l’occupazione attuale significa quindi anche abbandonare la vecchia squadra e i vecchi capi. Il tutto, per andare incontro a un contesto sconosciuto che richiederà un nuovo sforzo di socializzazione e adattamento. Non è un caso se molto spesso si tende a rimandare a lungo questa decisione, posticipando di mese in mese le dimissioni. Eppure, prima o poi, il momento arriva, spinto da diversi fattori.
Perché cambiare lavoro? I principali motivi per cui le persone decidono di lasciare un’azienda
In un ambiente di lavoro sano e collaborativo, devono quindi sussistere dei motivi importanti per decidere di cambiare lavoro e affrontare quindi lo stress di un nuovo inizio. Perché cambiare lavoro anche se ci si trova bene con i propri colleghi? Sempre più spesso, il motivo principale per cui i collaboratori di un’azienda decidono di tentare la fortuna altrove è la mancanza di tempo libero, o, ancora meglio, un marcato squilibrio tra vita privata e lavoro.
Spesso, chi si mette alla ricerca di un nuovo lavoro, contattando le agenzie di ricerca e selezione del personale, lo fa anche e soprattutto per avere più tempo libero. Ci si mette quindi alla ricerca di una nuova occupazione che abbia orari più flessibili, così da poter per gestire meglio le attività extra-lavorative. Un plus spesso apprezzato da chi forma la propria valutazione professionale sul criterio della flessibilità è la possibilità di smart working, che non tutte le aziende e non tutti i tipi di occupazione permettono.
Ma non è tutto qui. Cresce sempre di più, con le nuove generazioni di lavoratori, il numero di persone che decide di cambiare lavoro per poter accrescere le proprie competenze, così da poter fare carriera più velocemente. Un lavoro statico che mantiene le sue mansioni costanti e che non offre alcuna prospettiva di crescita personale e professionale è certamente meno appetibile per un lavoratore. Specialmente se si tratta di una risorsa giovane e ambiziosa.
Un consiglio che tutte le aziende dovrebbero seguire per trattenere i propri migliori talenti è quindi proprio quello di attivare dei corsi di formazione interna. La formazione va poi di pari passo con il riconoscimento. L’impegno di un dipendente che ha portato a termine un buon progetto o ha sviluppato nuove competenze va infatti debitamente riconosciuto e premiato. È proprio questo uno dei principali motivi per cui – oggi come in passato – si tende a lasciare un posto di lavoro: la mancanza di un riconoscimento per il buon lavoro fatto.
Stipendio, stimoli e organizzazione: un modello aziendale vincente
Flessibilità, formazione, riconoscimento del merito. Ecco perché cambiare lavoro. Ma questi sono solo i topic principali, ai quali se ne aggiungono altri. Non si può trascurare la spinta verso il cambiamento dettata dalla possibilità di uno stipendio più alto. Ambizione o una semplice esigenza economica sono spesso un forte motore verso la ricerca di un nuovo lavoro. Il datore di lavoro deve però tener conto che un salario più alto raramente costituisce l’unico motivo per cui un dipendente decide di cambiare lavoro. A parità di altre condizioni che possono spingere il professionista verso nuovi lidi, un semplice aumento di stipendio si rivela spesso inutile.
A incentivare la ricerca di una nuova occupazione può inoltre essere il bisogno di nuovi stimoli e di nuove sfide, dopo che il vecchio lavoro, con il tempo, è diventato monotono e quindi noioso. Anche qui, un contesto lavorativo statico e privo di nuove sfide può impigrire i dipendenti, portando a due situazioni altrettanto sfavorevoli. Da un lato, la perdita di entusiasmo e quindi produttività. Dall’altro, la spinta alla ricerca di un nuovo lavoro più stimolante.
Non mancano poi i casi dettati da situazioni particolari. Una frequente motivazione al cambio di lavoro è ad esempio l’avere a che fare tutti i giorni con un manager poco orientato a ben organizzare il lavoro, o ancora il fatto di lavorare molto distante da casa, di ritrovarsi occupati in un’azienda inesorabilmente sul viale del tramonto e così via. Anche questi sono dei motivi che, sommati ad altri, possono giustificare la scelta di cambiamento.
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