Le nuove tecnologie stanno trasformando il modo tradizionale di concepire il lavoro e ben presto le aziende si adegueranno alle novità
Come viene sottolineato dal recente studio “Future of Work” della società di ricerca americana IDC, i dispositivi digitali, insieme alle nuove generazioni di lavoratori nate e cresciute a stretto contatto con la tecnologia, trasformeranno per sempre il modo di lavorare. Entro il 2021, infatti, il 60% delle aziende più quotate al mondo adotterà un nuovo concetto di spazio di lavoro, basato su un ambiente fisico e virtuale più flessibile, intelligente e collaborativo in grado di migliorare la produttività e la creatività dei dipendenti.
Che cos’è lo Smart Working?
Si tratta di un nuovo modello organizzativo che riconsiderando spazi, orari e strumenti di lavoro, grazie ad una maggiore libertà e responsabilizzazione dei lavoratori, sembra poter rispondere alle nuove sfide della New Digital Economy. Grazie all’aiuto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, queste nuove modalità di lavoro possono essere attuate in tutta comodità da qualsiasi luogo in qualsiasi momento, agevolando la condivisione delle informazioni e la possibilità di risolvere le difficoltà connettendosi con i propri colleghi attraverso forum, chat e videochiamate. Lo Smart Working ha ancora difficoltà a prendere piede in molti paesi, in Europa tra i maggiori utilizzatori abbiamo la Danimarca, seguita dalla Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito, Lussemburgo e Francia. L’Italia si trova agli ultimi posti sia rispetto ai dipendenti che lavorano da casa, sia in generale rispetto all’utilizzo delle tecnologie digitali.
L’osservatorio Smart Working della Bocconi evidenzia come siano non pochi i vantaggi, infatti la flessibilità degli orari di lavoro e la libertà di scegliere dove lavorare in base alle necessità determinano un abbassamento dello stress e un aumento dell’impegno e della dedizione al lavoro da parte dei dipendenti con sensibile aumento della produttività.
Il “Future WorkSpace”
Questo nuovo ambiente di lavoro, denominato così dalla IDC, sarà aperto e flessibile, niente più orari prestabiliti e sempre meno tempo in ufficio. La collaborazione remota è il punto fondamentale di questo nuovo modo di vedere il lavoro, infatti grazie a tutti i dispositivi portatili come pc, tablet e smartphone, sarà sempre più facile lavorare in qualsiasi luogo a qualsiasi orario. Da una parte il fattore mobilità può essere visto dai lavoratori come troppo invasivo all’interno degli spazi personali, dall’altro, la riduzione della rigidità degli orari di lavoro concede maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata, eliminando lo stress degli spostamenti.
La difficoltà più grande per i manager aziendali sarà la paura di perdere il controllo sui propri dipendenti. Abituarsi a concedere maggiore autonomia implicherà una progettazione più integrata delle attività e degli obiettivi e una ridefinizione dei sistemi di valutazione.
Cosa cambia per le risorse umane?
Se cambia quindi il lavoro, le aziende devono rivedere anche i metodi di reclutamento e di selezione dei collaboratori. Secondo IDC, entro il 2022 il 35% delle aziende sostituirà i tradizionali KPI (key performance indicator) con i KBI (key behavioral indicator) per misurare la comunicazione, la collaborazione, la capacità di risolvere i problemi, i risultati e gli obiettivi del proprio personale. Le metriche della produttività non saranno gli unici parametri da considerare, in quanto le cosiddette “soft skills”, prima considerate competenze secondarie, diventeranno sempre più importanti per raggiungere livelli di produttività necessari a soddisfare i clienti.
Il concetto di lavoro sta cambiando profondamente e velocemente sull’onda delle nuove tecnologie e saranno sempre più premiate le aziende che riusciranno a cogliere le innovazioni in atto.