Il curriculum vitae deve essere schietto, chiaro, non troppo lungo: insomma, deve andare sempre dritto al punto, senza perdersi in chiacchiere, per non sprecare il poco tempo che il selezionatore può effettivamente dedicare a ogni cv. Abbiamo già visto, del resto, come scrivere un curriculum efficace, sotto tanti punti di vista differenti. Restano però sempre delle domande aperte, alle quali spesso gli stessi recruiter meno esperti non sanno dare una risposta decisa. Tantissimi dubbi, per esempio, nascono nel momento in cui si deve decidere se inserire o meno gli hobby del curriculum vitae.
Il dubbio non è affatto banale. Come detto, il cv è un documento che deve essere in grado di andare dritto al sodo, in modo da poter fornire in pochi secondi al selezionatore tutte le informazioni necessarie per capire se scartare il candidato o se, invece, contattarlo per un colloquio di selezione. Si potrebbe quindi pensare che non sia il caso di allungare il cv con una sezione dedicata ai propri interessi e ai propri hobby, informazioni più “leggere” rispetto a quelle riportate nelle sezioni dedicate alla formazione e all’esperienza professionale.
Eppure un selezionatore esperto, un head hunter capace, può trarre molte informazioni preziose nelle sezione dedicata gli hobby nel curriculum. Questo perché le passioni di una persona possono dire molto sulle sue attitudini, nonché sul comportamento che quella risorsa potrà avere sul luogo di lavoro. Quindi sì, quando questi possono dire qualcosa di utile sulla professionalità del candidato, gli hobby nel curriculum sono decisamente utili, e quindi da inserire, per qualsiasi posizione ricercata: vediamo per esempio perché un aspirante manager non dovrebbe rinunciare a questa preziosa sezione nel proprio cv.
Hobby nel curriculum vitae: l’esempio del manager
Certo, talvolta si incontrano ancora dei manager vecchia scuola, dei profili senior che puntano tutto sulle proprie hard skills, e che guardano al proprio ruolo come a una figura solitaria circondata da sottoposti in un rapporto di tipo unidirezionale. Ma non è certo questo il tipo di profilo che gli head hunter desiderano quando danno il via alla ricerca di un manager. La persona ricercata, infatti, deve essere in grado di fare gioco di squadra, e deve essere capace di gestire al meglio relazioni di tipo molto diverso. È importante pensare, infatti, a tutte le relazioni che un manager è chiamato a creare e a gestire nel momento in cui viene selezionato: parliamo di relazioni orizzontali, di relazioni verso l’alto, verso il basso, nonché verso l’esterno dell’azienda, in direzione dei clienti come dei fornitori.
A suggerire se il candidato manager potrà essere effettivamente in grado di gestire in modo proficuo questa gamma di relazioni, a livello di candidatura, possono essere proprio gli interessi e gli hobby inseriti nel curriculum. Quando si seleziona una nuova risorsa non si sta acquistando un nuovo computer da inserire in azienda, si sta scegliendo una persona, che dovrà convivere con altre persone già presenti: è dunque fondamentale valutare anche l’uomo (o la donna) al di là delle hard skills e delle esperienze, soprattutto in quei ruoli in cui la comunicazione travalica spesso i confini prettamente professionali. E se è vero che l’opportunità per conoscere in modo più approfondito i candidati arriva con il colloquio di selezione, è anche vero che è necessario avere qualche spunto già a un passaggio precedente, e che questi spunti possono arrivare proprio dagli hobby nel curriculum vitae.
Si pensi al manager che, nel proprio curriculum vitae, inserisce la passione per il calcetto o per la pallavolo: questo suggerirà che si ha tra le mani il cv di una persona che sa fare il gioco di squadra. Se nella sezione interessi e hobby del curriculum vitae si troverà l’arrampicata o il parapendio, invece, si avrà probabilmente a che fare con una persona alla ricerca di adrenalina, che ama il rischio, o che perlomeno è disposta a rischiare quando necessario.
Si capisce quindi che non esistono interessi o hobby giusti o sbagliati: ogni passatempo può dire qualcosa in più sulla persona che l’ha scelto. Va peraltro detto che, molto spesso, gli hobby migliori sono quelli che fanno da contraltare al ruolo che si ha nella sfera lavorativa. Non è quindi detto che l’head hunter che cerca un profilo capace di lavorare in team debba ricercare un curriculum vitae con indicata la passione per i giochi di squadra, così come non è detto che una persona che dovrà lavorare in mezzo alle persone non potrà essere un appassionata di videogame solitari. Anzi: come sottolineato in uno studio dell‘Institute of Work Psychology, il livello di self confidence aumenta al crescere della differenziazione tra l’attività lavorativa e il proprio hobby. Ecco quindi che un manager chiamato a prendere quotidianamente decisioni importanti potrebbe trovare il passatempo perfetto in un gioco di squadra in cui ogni scelta viene presa dal team; allo stesso modo, il dirigente che passa il tempo a confrontarsi con le persone più diverse – dai collaboratori ai clienti – potrebbe trovare l’hobby perfetto in un passatempo solitario, come le passeggiate, la cucina o la lettura.
Nei passatempi elencati nel curriculum vitae, quindi, l’head hunter esperto sa vedere molte cose: il runner che dichiara di svegliarsi tutte le mattine all’alba per correre può per esempio suggerire una forza di volontà non comune, che può essere l’ideale per un ruolo manageriale. Quindi sì, in definitiva vale davvero la pena inserire i propri hobby nel curriculum vitae. In certi casi, peraltro, questi passatempi possono fare davvero la differenza, sopra ogni altra cosa: si pensi per esempio al legame che si potrebbe creare immediatamente tra un candidato e un selezionatore (o tra un candidato e un potenziale datore di lavoro) nel momento in cui si dovesse trovare un hobby condiviso, soprattutto se non particolarmente diffuso, come il gioco degli scacchi, la pittura o il canyoning.
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