Hai mai sentito parlare di ghosting, e più nello specifico di ghosting nel recruiting, ovvero nella pratica della ricerca e selezione del personale? Non è un fenomeno del tutto nuovo, ma sia dalla parte dei candidati che dalla parte dei recruiter si sta percependo in modo abbastanza netto l’incremento dei “casi”. Pensiamo a un normale processo di recruiting, con un head hunter che seleziona un ristretto gruppo di potenziali candidati. Si inizia con un contatto telefonico, quindi si va avanti con il primo round di colloqui di lavoro, per arrivare a un gruppo ancora più ristretto di candidati. Al momento di fare un secondo colloquio di lavoro, in vista di presentare i professionisti all’azienda, uno o più candidati semplicemente scompaiono, smettendo di rispondere alle email ed eventualmente alle telefonate del selezionatore. Ecco, in questo caso si può parlare di ghosting nel recruiting; come vedremo, però, si tratta anche di qualcosa che succede al contrario, quando a sparire non è il candidato, quanto invece l’azienda che assume.
Ghosting nel recruiting: cos’è?
Il termine ghosting non nasce nel mondo della selezione del personale. Si tratta invece di un termine che è stato coniato nell’universo delle app di dating: una persona ne conosce un’altra attraverso un’app per appuntamenti, e dopo qualche scambio di messaggi, e magari anche dopo un appuntamento, l’altra persona semplicemente scompare, senza rispondere più alle richieste di contatto. Agli head hunter succede non di rado la stessa cosa: dei candidati apparentemente interessati alla posizione d’un tratto svaniscono nel nulla. Come anticipato, non si tratta di un fenomeno completamente nuovo. Da sempre, soprattutto quando i recruiter e le aziende si mettono alla ricerca di candidati per posizioni non particolarmente allettanti, si ha a che fare con dei contatti che tra un passaggio e l’altro scompaiono. Negli ultimi tempi, però, questo comportamento è diventato comune anche tra le ricerche di personale qualificato, e anche nell’headhunting di manager e figure senior. I motivi di questo “contagio” del ghosting possono essere tanti: per la presenza di un mercato particolarmente dinamico, per le diverse opportunità per talune figure senior, per la facilità in cui ci si può mettere in contatto con recruiter ed head hunter, e via dicendo. Va detto peraltro che non di rado sono le aziende a fare ghosting, e quindi a non dare più alcun aggiornamenti al candidato dopo aver effettuato un primo o persino un secondo colloquio.
Perchè le aziende non dovrebbero fare ghosting
Di certo nessun candidato dovrebbe fare ghosting nel recruiting. Non parliamo unicamente della buona educazione: scomparire dal radar di un head hunter senza nessuna spiegazione, smettere di rispondere alle sue email o persino bloccare il suo numero telefonico può infatti essere una mossa particolarmente grave per il proprio sviluppo di carriera. Il contatto con un cacciatore di teste è sempre qualcosa di prezioso, perché non si può mai sapere quali saranno le possibili proposte e ricerche future. Nel momento in cui si capisce di non essere interessati a un’offerta di lavoro, molto meglio avvisare il cacciatore di teste, senza peraltro il bisogno di dare spiegazioni particolareggiate, così da mantenere un rapporto di rispetto reciproco.
Ma se il ghosting nel recruiting è sbagliato dalla parte dei candidati, lo è ugualmente dalla parte delle aziende. Un’azienda che, avviato un processo di ricerca del personale, non aggiorna i candidati dell’avanzamento del processo, tenendoli in un limbo senza fine e tramutando il silenzio in un rifiuto, sta infatti infliggendo duri colpi al proprio employer brand.
Perché un’azienda sparisce nel nulla durante un processo di selezione del personale?
Diverse indagini hanno mostrato che tantissimi lavoratori sono stati fatti oggetti di ghosting da parte di aziende e agenzie di selezione del personale in passato. Come abbiamo detto, si tratta di un comportamento che nessun recruiter dovrebbe mostrare. Ma quali sono le cause di questo approccio poco trasparente e poco serio?
Nella maggior parte dei casi, un’azienda smette di aggiornare un candidato dopo aver trovato uno o più professionisti più adatti a essere assunti, senza pensare che sia meglio avvisare tutti gli altri che il processo di selezione è terminato. É un errore: una cattiva notizia è sempre meglio del silenzio e dell’incertezza. Questa condotta potrebbe essere dettata dalla mancanza di tempo, da una singola disattenzione, dalla mancanza di strumenti e tecniche per mantenere facilmente traccia dei candidati, e via dicendo. Nessuna di queste motivazioni offre però una scusa valida e soddisfacente: sarebbe sempre bene dare un feedback, per quanto breve e veloce, a tutti i candidati che partecipano a un processo di selezione del personale. Se non si ha il tempo di fare una telefonata per ogni candidato, vale sicuramente la pena scrivere un’email.
Il recruiter non ha più dato aggiornamenti: che fare?
Cosa dovrebbe fare il candidato che, dopo aver partecipato a un colloquio di lavoro, non riceve più nessun tipo di aggiornamento da parte dell’azienda o del selezionatore esterno? Prima di tutto, è bene sottolineare il fatto che spesso le selezioni hanno una durata importante: sarebbe sbagliato pensare a un caso di ghosting nella selezione del personale semplicemente perché non si è stati ri-contattati nel giro di 48 ore.
Nel momento in cui l’attesa si prolunga nel tempo, però, è possibile scrivere un’email al selezionatore oppure all’azienda, spiegando che si è partecipato a un colloquio di lavoro (in quella data e per quella precisa posizione lavorativa) pur senza ricevere un feedback: un messaggio cortese di questo tipo non può in alcun modo compromettere la propria candidatura, dimostrando anzi al recruiter determinazione, buone doti di comunicazione e volontà di lavorare in quell’azienda.
Le persone che hanno partecipato a diversi colloqui di lavoro, in ogni modo, hanno imparato quanto possa essere importante, alla fine del primo incontro con il recruiter, chiedere quali saranno le tempistiche e gli step della selezione del personale, così da avere un’idea di quello che succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Non bisogna dimenticare infine che ogni colloquio di lavoro deve essere visto anche come una lezione per il futuro. Stai aspettando l’esito da parte dell’head hunter? Nel frattempo, ripensa alle tue risposte, e chiediti cosa avresti potuto fare di meglio per dare un’impressione ancora migliore.
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