Il mondo del lavoro è stato investito, in questi ultimi anni, dal fenomeno del lavoro agile o smart working. Secondo diversi studi statistici, portati avanti tra gli altri dal Politecnico di Milano, è emerso che circa il 90% delle aziende chiamate in causa ha già avviato, o intende farlo in tempi brevi, politiche interne atte allo sviluppo di un’offerta di lavoro “agile”.
I vantaggi che lo smart working porta all’impiegato sono numerosi, in primis quello che riguarda la produttività. Un lavoratore felice e sereno è infatti in grado di svolgere al meglio il proprio compito e ha maggiormente a cuore l’affermazione dell’azienda. Il dipendente sotto stress, al contrario, tende a dare le colpe della propria insoddisfazione all’ambiente di lavoro, ai colleghi e al capo, creando un pericoloso vortice di irritazione che può sfociare in una mancata o scarsa produttività. Persino le opportunità di carriera tendono ad aumentare, poiché il lavoratore è stimolato a migliorarsi e a collaborare con i propri colleghi, come un’unica grande squadra.
Italiani all’estero e lavoro agile
Per tanti italiani emigrati all’estero in cerca di fortuna lo smart working rappresenta invece la normalità, con numerosi dipendenti che preferiscono ottenere una tipologia di lavoro flessibile piuttosto che giorni di ferie in più. Il lavoro agile, infatti, consente ad esempio al professionista di lavorare a casa o comunque nei pressi del proprio domicilio, evitando di conseguenza la spiacevole routine da pendolare. Sono numerose infatti le posizioni che possono essere svolte, completamente o in parte, anche al di fuori dalla propria ditta e il tempo risparmiato durante il tragitto tra casa e ufficio può essere perciò investito in azioni più fruttuose.
Tempo libero, famiglia e smart working
Un altro dei grandi vantaggi portati dal lavoro agile è rappresentato da un miglioramento della qualità della vita del dipendente. La gestione di ferie e permessi non è più direttamente correlata al tempo passato con la propria famiglia e con le altre persone care, poiché la flessibilità garantita da un lavoro di questo tipo consente al singolo di trascorrere molto più tempo tra le mura domestiche. Per tanti impiegati poi eliminare il pendolarismo, e il relativo stress creato da ritardi dei mezzi, traffico e levatacce mattutine, significa letteralmente rinascere.
Ostacoli e rinnovamento culturale
Il più grande nemico dello smart working è, ad oggi, la struttura mentale di tanti capi d’azienda, ancora troppo legati agli schemi tradizionali e diffidenti verso questo nuovo modo di intendere il lavoro. La paura di non riuscire a conservare le solide politiche societarie di un tempo, il non sapere come gestire un impiegato a distanza, sono timori che tendono a frenare la diffusione del fenomeno. Tuttavia, in commercio sono già presenti dei dispositivi di controllo del personale che aiutano i datori di lavoro in questo compito. Poter timbrare un cartellino a distanza, affidandosi a speciali dispositivi dotati di tecnologia GPS, permette infatti di monitorare l’inizio e la fine di un turno, gli spostamenti e la tipologia di lavoro svolto in pochi semplici clic.