Dal punto di vista della gestione delle risorse umane, l’obiettivo di un’azienda può essere sintetizzato nell’inserire nel team i migliori talenti, aumentare la massimo la loro produttività e trattenerli in squadra il più a lungo possibile. Non è però affatto semplice: nel processo di ricerca e selezione del personale si incontrano molto spesso delle difficoltà, dovute per esempio alla carenza delle competenze ricercate sul mercato, o alla ridotta attrattività dell’azienda; garantire che ogni team e ogni collaboratore presentino sempre performance di alto livello è quasi impossibile; e ancora, è noto che i rapporti lavorativi stanno diventano in media sempre più brevi, con tassi di turnover che spesso presentano dei livelli di ricambio preoccupanti. Chi gestisce il personale sa dunque che ogni singolo step all’interno del ciclo di vita del dipendente merita attenzione, per incrementare il successo dell’azienda: da qui la necessità di capire cosa è l’Employee life cycle e quali sono le fasi che lo compongono, per poter assicurare una talent experience positiva e quindi fruttuosa per l’impresa.
Cos’è l’Employee life cycle
Iniziamo con lo spiegare cosa si intende con Employee life cycle, che in italiano può essere per l’appunto tradotto con “ciclo di vita del dipendente”, e che talvolta viene indicato semplicemente con l’acronimo ELC. Con questo termine nel mondo HR si indica un modello di gestione dei collaboratori che tiene in considerazione ogni passaggio del loro rapporto con l’azienda, dal primissimo contatto con questa fino all’ultimo giorno di lavoro.
Ecco che allora, anziché concentrarsi su una singola area – come potrebbe essere per esempio l’onboarding – l’ Employee life cycle mira a gestire l’intero ciclo, mediante lo sviluppo di una strategia olistica, ampia e allo stesso tempo dettagliata. Il presupposto di fondo è abbastanza semplice: migliorando l’interazione tra dipendente e azienda in ogni step del loro rapporto è possibile ottimizzare e allungare questa stessa relazione, mettendo i dipendenti nella condizione ideale per dare il meglio, ogni giorno.
I vantaggi di ottimizzare l’Employee life cycle
Abbiamo visto cos’è l’ Employee life cycle: ora vediamo quali sono i benefici per l’azienda che decide di impegnarsi nello sviluppo di una strategia volta a migliorare il ciclo di vita dei propri dipendenti, prima di concentrarci sulle singole fasi dell’ELC. Ecco quindi i vantaggi di lavorare al l’Employee life cycle:
- Migliorare l’employer branding dell’azienda;
- Aumentare il numero di professionisti desiderosi di lavorare presso l’azienda, e disposti quindi a candidarsi in risposta a degli annunci, a delle ricerche o in modo spontaneo;
- Mettere in campo processi di ricerca e di selezione del personale più efficaci, superando quindi più agevolmente ostacoli come il gap delle competenze;
- Incrementare la soddisfazione, l’engagement e la serenità dei dipendenti;
- Aumentare la produttività, attraverso una maggiore cura dell’ambiente lavorativo e delle relazioni con i dipendenti;
- Ottimizzare la strategia di talent management;
- Ridurre il tasso di turnover, trattenendo più a lungo i talenti in azienda;
- Riduzione dei costi legati ai processi di recruiting.
Come si può capire, ogni vantaggio dell’Employee life cycle è strettamente connesso agli altri. Ma quali sono nel concreto le fasi dell’ELC?
Le fasi dell’ELC
Il ciclo di vita di un dipendente può riguardare un periodo di pochi mesi oppure di molti anni; nessuna esperienza è uguale all’altra, poiché mutano di volta in volta le persone coinvolte, le attività svolte, gli eventi affrontati, le opportunità e le difficoltà. È però possibile individuare in ogni l’Employee life cycle delle fasi ben distinte, ognuna delle quali presenta elementi, possibilità e criticità comuni. Si tratta di 6 “periodi”, ovvero:
- Talent Attraction
- Selezione dei candidati
- Onboarding
- Sviluppo dei talenti
- Retention
- Offboarding
Vediamo le caratteristiche di ognuno.
Talent Attraction
Quando inizia il rapporto tra dipendente e azienda? Il punto di inizio dell’Employee life cycle è individuabile nella prima volta in cui il futuro dipendente entra in contatto con l’impresa: può essere il momento della lettura di un annuncio di lavoro, ma può essere anche la lettura di un post sui social, una menzione da parte di un amico o di un collega, oppure una presentazione durante un evento del settore. Qui la cura dell’employer branding è assolutamente importante, per mettere in risalto i valori e la cultura dell’azienda.
Selezione dei candidati
Dall’attrazione si passa alla selezione, con un processo di recruiting in corso, a partire da un annuncio di lavoro oppure dalla caccia diretta, così come impostata dagli head hunter. Il processo di selezione, va sottolineato, non è unidirezionale: l’azienda deve selezionare il miglior candidato, così come quest’ultimo deve capire se quello è il luogo di lavoro giusto.
Onboarding
Una volta scelto il candidato migliore, questo va inserito in azienda in modo efficace, con un processo di onboarding dei nuovi assunti curato, per fare in modo che egli possa essere pienamente produttivo il prima possibile, nonché parte integrante e preziosa dell’azienda. La fase di retention, che nel nostro elenco di step dell’Employee life cycle arriverà tra due posizioni, inizia in realtà già in questi primissimi giorni.
Sviluppo dei talenti
Lo sviluppo delle competenze dei dipendenti inizia con l’omboarding, e dovrebbe continuare senza sosta; questo perché la formazione è fondamentale per aumentare la qualità del lavoro e per incrementare le performance, e perché un dipendente che ha la possibilità di riqualificare le competenze è tendenzialmente più soddisfatto, e quindi maggiormente disposto a restare in azienda: non a caso in parallelo allo sviluppo dei talenti c’è la lunga fase di retention.
Retention
Le tecniche di employee retention sono una parte fondamentale della strategia di ottimizzazione dell’Employee life cycle: si parla di creare possibilità di carriera all’interno dell’azienda, di welfare aziendale, di benefit, di stipendi competitivi, di flessibilità e via dicendo.
Offboarding
Infine, l’Employee life cycle si chiude con il venir meno del rapporto lavorativo, che può concludersi con delle dimissioni, con il licenziamento, con il pensionamento o con il semplice scadere del contratto di lavoro. L’azienda che vuole curare il proprio employer branding e i propri dipendenti può definire delle politiche di outplacement, così da prestare la massima attenzione alla transizione dei collaboratori in uscita, per esempio attraverso un servizio di consulenza di carriera.