Come dare le dimissioni? E soprattutto, come dare le dimissioni online correttamente, a partire dalla regola messa in campo con l’attuazione del cosiddetto Jobs Act nel 2015? Anche quella di licenziarsi è un’attività che conoscere delle regole peculiari, che vanno rispettate una dopo l’altra per non rendere questo delicato passaggio ancora più difficile. Va peraltro detto che non si parla solo delle regole che normano la procedura di licenziamento: dare le dimissioni in modo poco corretto può infatti portare a lasciare dietro di sé un’immagine negativa presso il precedente posto di lavoro, particolare che potrebbe poi andare a compromettere le successive ricerche di lavoro. Non bisogna infatti dimenticare che gli head hunter e i recruiter, al momento dell’analisi dei singoli candidati di lavoro, possono benissimo andare a contattare le aziende in cui quei professionisti hanno lavorato in precedenza; è quindi importante sapere che anche il modo in cui vengono gestite le proprie dimissioni possono avere delle ripercussioni sulla propria carriera lavorativa.
Il boom delle dimissioni
Non ci sono dubbi, negli ultimi mesi sono aumentate in modo importante le persone che desiderano capire come dare le dimissioni in modo corretto. L’onda dei licenziamenti volontari è iniziata oltreoceano, negli Stati Uniti, con il fenomeno ormai noto come The Great Resignation. Anche in Italia il lungo periodo post-Covid ha però mostrato un considerevole aumento delle dimissioni volontarie: stando a un’indagine condotta dall’Associazione per la Direzione del Personale e nel concreto dal Centro Ricerche Aidp guidato dal professor Umberto Frigelli, il fenomeno ha toccato circa il 75% delle aziende italiane. A dare le proprie dimissioni sono soprattutto i lavoratori di età compresa tra i 26 e i 35 anni, i quali da soli rappresentano il 70% delle persone che hanno scelto la via del licenziamento nel corso del 2021. E non è tutto qui: al di là del dato anagrafico, i dati dimostrano che le dimissioni sono concentrate soprattutto tra le mansioni impiegatizie (in oltre l’80% dei casi) e in particolar modo nelle regioni settentrionali (nel 79% dei casi). Così come nel 2021, anche nel 2022 è previsto un aumento delle persone alla ricerca di migliori condizioni lavorative ed economiche, per mezzo per l’appunto delle dimissioni e della ricerca di un nuovo lavoro presso un nuovo datore: vediamo quindi come dare le dimissioni in modo corretto.
Come dare le dimissioni online: le regole a partire dal 2015
C’è un prima e un dopo sul come dare le dimissioni. A fare da spartiacque è il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, disponibile sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, entrato in vigore già dal 12 marzo 2016. A partire da quella nuova norma, il lavoratore che intende comunicare le proprie dimissioni o che desidera tradurre in realtà la risoluzione consensuale del rapporto lavorativo, è tenuto a farlo attraverso una precisa procedura digitale. Il governo ha scelto di introdurre lo strumento delle dimissioni online per andare a ridurre in modo concreto il fenomeno delle cosiddette “dimissioni in bianco”, non permettendo – eccezion fatta per alcuni casi – la comunicazione delle dimissioni secondo altre modalità. La classica “lettera di dimissioni”, quindi, non ha più nessun effettivo valore legale.
Di fatto, a partire dal 2016, le dimissioni possono essere fatte esclusivamente online, passando dal sito del Ministero del lavoro www.cliclavoro.gov.it. Capire come dare le dimissioni online non è comunque difficile. É sufficiente recarsi sul portale del Ministero, compilare il form relativo e inviare il modulo una volta compilato in ogni sua parte. Sarà direttamente il portale a inoltrare la comunicazione anche al datore di lavoro.
L’unico reale ostacolo nel dare le dimissioni online è costituito di fatto dall’accesso, il quale deve essere fatto attraverso dei canali sicuri. É possibile infatti entrare nel portale del governo utilizzando lo Spid, il quale ha sostituito negli ultimi anni il PIN dell’Inps. Chi non possiede uno Spid può accedere al portale online per le dimissioni utilizzando la propria carta d’identità elettronica, oppure eventualmente altri sistemi come l’eIDAS e come l’accesso riservato ai cittadini esteri senza eIDAS.
Chi avesse delle difficoltà nell’utilizzare il portale per le dimissioni online può peraltro evitare la strada del fai da te, rivolgendosi a un consulente. E qui va detto che c’è l’imbarazzo della scelta, poiché esistono diversi soggetti abilitati che possono aiutare un lavoratore a dare le dimissioni in modo corretto. Si parla infatti dei sindacati, dei patronati, degli enti bilaterali, dei consulenti del lavoro, delle commissioni di certificazione nonché degli uffici territoriali INPS.
Come dare le dimissioni: quando non serve passare per il portale online
Come anticipato esistono dei casi in cui non è necessario dare le dimissioni online. I lavoratori del pubblico impiego, i lavoratori domestici, i lavoratori marittimi e altre categorie specifiche possono infatti licenziarsi con la classica lettera di dimissioni.
Licenziamento volontario: gli errori da non fare
Sarebbe un errore pensare che l’obbligo di dare le dimissioni telematiche faccia venir meno quello di dare un preavviso al proprio datore di lavoro. Pur nel caso delle dimissioni online, infatti, è sempre d’obbligo rispettare i termini del preavviso previsto a livello di contratto e di CCNL: nel modello per le dimissioni online è quindi necessario indicare la decorrenza delle dimissioni volontarie, inserendo il giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro. Esiste peraltro la possibilità – che viene normata nell’articolo 26 del decreto legislativo 151/2015 – di revocare le dimissioni, entro i primi 7 giorni dalla compilazione e dall’invio del modulo online per il licenziamento volontario.
Valgono in ogni caso tutte le attenzioni che un dipendente dovrebbe avere sempre nel licenziarsi. Oltre a dare un periodo di preavviso sufficiente per non mettere in difficoltà l’azienda (e per non incorrere in trattenute del salario) è bene gestire questo passaggi con la delicatezza che merita. Come anticipato, gli ex datori di lavoro possono essere contattati da cacciatori di teste, recruiter o futuri datori di lavoro, per avere delle referenze o delle opinioni sui candidati: un lavoratore che non ha dato un preavviso sufficiente o che ha ridotto le proprie performance durante le ultime settimane difficilmente potrà contare su delle referenze positive. Abbiamo peraltro già dedicato un post agli errori da non fare prima nel lasciare il lavoro.