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Quando e come assumere un dipendente: 6 step

Quando, e seguendo quali step assumere un dipendente? Per qualcuno il momento arriva immediatamente, appena lanciata la propria impresa. Pensiamo a esercizi commerciali come hotel e ristoranti, che devono contare fin dal primo giorno su uno staff. Diverso è il caso di altre realtà, che possono invece progredire per anni senza l’assunzione di nessun dipendente: pensiamo al commercialista che per i primi anni gestisce uno studio senza collaboratori, oppure al geometra che lavora in autonomia, e via dicendo. Con la crescita del business, però, arriva anche in questi casi la necessità di delegare parte del lavoro ad altri, costruendo cioè una squadra. Ma quando, e soprattutto come assumere un dipendente? L’inserimento del primo collaboratore in azienda è quasi sempre vissuto con entusiasmo e allo stesso tempo con timore, nella consapevolezza che questo step è sintomo della crescita del business, ma che porta con sé nuovi obblighi e nuove responsabilità.

Vediamo quindi quando e come assumere un dipendente seguendo normative e buone pratiche.

Quando inserire un lavoratore dipendente (e quando invece un collaboratore esterno)

Ancora prima di chiedersi come assumere un dipendente, ci si potrebbe domandare quando sia il caso di inserire un lavoratore dipendente e quando optare invece per un collaboratore esterno. La base di partenza è comune: a fronte di un carico di lavoro più pesante, l’imprenditore ha la necessità di poter contare su nuove risorse, per non compromettere lo sviluppo dell’impresa. Certe volte la risposta ideale è rappresentata dall’inserimento di un lavoratore dipendente, mentre altre volte avviare una collaborazione con un professionista dotato di Partita Iva è una strada più sensata.

Come decidere? In linea generale assumere un lavoratore dipendente permette di costruire una squadra coesa, di poter contare con una certa sicurezza sulle sue competenze, e di costruire un rapporto solido nel tempo. Il collaboratore con partita Iva può invece essere l’ideale nel momento in cui si pensa che il sovraccarico di lavoro sia solo temporaneo, o nel momento in cui non si vogliano sostenere i costi di un’assunzione. Sarà bene infatti valutare complessivamente la spesa economica legata a una collaborazione con una partita Iva e quelli relativi all’assunzione e al mantenimento di un lavoratore dipendente, pur valutando i pro e i contro di entrambe le opzioni.

In linea di massima, come è noto, la maggior parte dei rapporti tra lavoratori e azienda prende la forma di lavoro dipendente, nella consapevolezza che un contratto di questo tipo assicura più garanzie a entrambe le parti in gioco (senza dimenticare il fatto che, assumendo lavoratori di particolari categorie, è possibile per l’impresa ottenere importanti agevolazioni e sgravi fiscali).

Come assumere un dipendente: gli step

  1. Ricerca del personale: il primo passo per assumere un dipendente consiste nell’inquadrare le caratteristiche della risorsa che si intende inserire in azienda, a livello di competenze, di esperienza e via dicendo. Una volta chiari questi elementi, sarà possibile avviare la ricerca del personale, per mezzo della pubblicazione di un annuncio di lavoro, mediante un passaparola o attraverso la collaborazione con un’agenzia di ricerca e selezione del personale.
  2. Selezione del personale: una volta raccolto un numero sufficiente di candidature sarà possibile passare al secondo step per assumere un dipendente, ovvero alla selezione. Esaminati i curricula vitae dei candidati si procederà con la programmazione dei colloqui di lavoro con i profili ritenuti più adatti, sapendo che per avere la certezza di individuare il candidato migliore sarà eventualmente necessario eseguire più round di colloqui. In questa fase poter contare su dei recruiter professionisti diventa cruciale, per riuscire a esaminare anche le soft skill nonché per non compromettere la selezione per via di bias o scarsa attenzione ai dettagli.
  3. Lettera d’impegno: una volta selezionato il candidato ideale, in certi casi può risultare prezioso stilare una lettera d’impegno. Ci sono infatti situazioni in cui l’assunzione non può essere immediata: è il caso di un candidato già impiegato altrove che deve dare un periodo di preavviso al precedente datore di lavoro. Con una lettera d’impegno entrambe le parti si impegnano a trasformare in realtà il rapporto lavorativo.
  4. Contratto di lavoro: è questo il momento cruciale del processo di assunzione. Il rapporto diventa infatti effettivo nell’istante in cui le parti stilano e firmano il contratto di assunzione, nel quale devono essere presenti i dati anagrafici del lavoratore, la mansione, l’eventuale CCNL di riferimento, l’inquadramento, la retribuzione annua lorda, la data di assunzione, l’eventuale periodo di prova e via dicendo.
  5. Comunicazioni obbligatorie: per essere in regola nell’assumere un dipendente non basta stilare un contratto di lavoro. È infatti necessario avvisare dell’avvenuta assunzione l’ufficio per l’impiego del proprio territorio, con una comunicazione che deve essere sempre fatta entro le prime 24 ore dall’inizio del rapporto di lavoro. Va detto che è possibile effettuare tale comunicazione in diversi modi, anche per via telematica.
  6. Onboarding: a questo punto del processo per assumere un dipednente non resta che inserire effettivamente il nuovo lavoratore in azienda, puntando a rendere il rapporto di lavoro efficace, duraturo e soddisfacente per entrambe le parti in gioco. Per questo motivo è bene impostare un periodo di onboarding strutturato, seguendo per esempio un piano 30-60-90 giorni per l’inserimento del nuovo dipendente.

I tipi di contratto per inserire il lavoratore dipendente

Si è visto che nell’assumere un dipendente, al di là del processo di ricerca e selezione del personale, il momento topico è costituito dalla stipula del contratto. Vale quindi la pena ricordare che esistono diversi tipi di contratti di assunzione, ovvero principalmente:

  • Contratto a tempo indeterminato: il più ambito tra i contratti di lavoro, che prevede una data di inizio ma non di fine. Il rapporto di lavoro è quindi pensato in questo caso per essere stabile nel tempo, e per terminare al momento del pensionamento, delle dimissioni o del licenziamento.
  • Contratto a tempo determinato: in tal caso nel contratto di lavoro è già riportata la data di fine del rapporto lavorativo, tipicamente della durata di 12 o di 24 mesi.
  • Contratto di apprendistato: con questo tipo di contratto l’azienda inserisce risorse giovani da formare, con importanti gravi fiscali.
  • Contratto a chiamata: c’è infine il contratto a chiamata, anche detto di lavoro intermittente, senza continuità del rapporto lavorativo.

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