Non ci sono dubbi: parlare dei ruoli manageriali e direttivi moderni significa ormai parlare una lingua in codice. O meglio, significa parlare con acronimi oscuri, che per chi non opera in realtà altamente strutturate, e per chi non ha a che fare con il mondo della ricerca e selezione del personale, possono sembrare tutti uguali. Basta collegarsi a LinkedIn per vedere i più disparati acronimi di questo tipo. CEO, CIO, COO, CTO, CFO, potrebbero sembrare trittici formati da lettere casuali. Ma non è così.
Il CEO è Chief Executive Officer, quello che in Italia è stato indicato a lungo con un altro acronimo, ovvero AD, con le iniziali di Amministratore Delegato, il quale talvolta negli stessi Paesi anglosassoni viene chiamato MG, ovvero Managing Director.
Il CIO è invece il Chief Information Officer, ovvero il responsabile delle sviluppo informatico e digitale di un’impresa, tra i ruoli più importanti nel mondo 4.0. E ancora, abbiamo il CTO, ovvero il Chief Technology Officer, che guida l’azienda nelle decisioni pertinenti le tecnologie più competitive per il breve e lungo periodo. E il COO? Il COO, ovvero il Chief Operating Officer, è il Direttore Generale alle dirette dipendenze dell’Amministratore delegato, e quindi del CEO: di fatto con l’acronimo COO diventa molto più breve da individuare! Non resta che scoprire il significato di CFO. Vediamolo più in profondità!
Che cosa significa CFO
Come in tutti i casi che abbiamo visto sopra, anche CFO è un acronimo. Queste tre lettere stanno per Chief Financial Officer. Da Chief sappiamo che si sta parlando di un capo, e quindi di un direttore, da Financial… beh, sappiamo che questo direttore si occupa delle questioni di natura finanziaria di un’impresa. Per complicare le cose potremmo dire che talvolta, al posto dell’acronimo CFO, si trova l’acronimo CFOO, con una O in più, a significare Chief Financial and Operating Officier.
Come si può capire, dunque, il CFO è una figura fondamentale per il supporto dell’imprenditore e/o del CEO, e lo è a maggior ragione a partire dalla grande crisi finanziaria, la quale ha dimostrato – come se ce ne fosse il bisogno – che il destino delle imprese moderne è segnato prima di tutto dalla corretta gestione delle finanze, soprattutto in un’epoca in cui i flussi di cassa sono tutt’altro che semplici da capire, da prevedere e per l’appunto da gestire.
Va infine sottolineato, per completezza, che il termine italiano per indicare il CFO è ancora oggi Direttore Finanziario; va però sottolineato – come del resto vedremo più diffusamente tra poco – che il Direttore Finanziario odierno non può affrontare i propri compiti puntando unicamente sulle proprie capacità tecniche contabili.
Cosa fa un Chief Financial Officer?
Di che cosa si occupa un Chief Financial Officer? Effettivamente dire che questo Direttore si occupa della gestione finanziaria è piuttosto vago. Si potrebbe pensare che questi professionisti si occupino solo e unicamente dei dati di bilancio. Non è però così, e lo è ancora meno negli ultimi 10 anni. Vista la volatilità dei mercati, il CFO moderno deve sì trattare i dati di bilancio, ma anche occuparsi della gestione del rischio dell’impresa, prevedere quali saranno gli scenari futuri, analizzare il business e via dicendo.
Tra i protagonisti di primo piano nelle aziende moderne, il CFO si occupa della redazione del bilancio, agendo prima di tutto come controllore finanziario e contabile: il suo obiettivo primario è quello di assicurare la stabilità dell’impresa attraverso un’attenta gestione finanziaria, con l’obiettivo secondario – ma appaiato al primo – di ottimizzare le performance del business. È il CFO a curare i rapporti dell’impresa con gli istituti di credito e con le banche, è lui il responsabile delle operazioni sul capitale e dei finanziamenti, ed è lui a supervisionare le operazioni di pianificazione e di reporting finanziario.
Il CFO riporta direttamente all’amministratore o al direttore generale.
Le competenze e il percorso del CFO
Quali devono essere le competenze di un buon Chief Financial Officer? Visto quando detto finora, non stupisce il fatto che per assumere questo ruolo sia necessario poter vantare una lunga e variegata serie di competenze. Date per scontate le competenze squisitamente contabili e finanziarie, il miglior CFO deve avere dalla sua competenze nel campo del risk management, anche e soprattutto guardando ai rischi sottesi alla rivoluzione tecnologica e in particolar modo digitale.
Deve avere buone competenze e capacità nell’analisi dei dati, ed essendo un direttore deve avere buoni doti in fatto di gestione del personale e di leadership. Il CFO è il punto di riferimento in azienda per quanto riguarda tutto ciò che è finanza e contabilità, e deve essere in grado di agire in quanto tale. Da quanto detto non ci si meraviglia se un head hunter, in un Chief Financial Officer, ricercherà una buona conoscenza delle ultime tecnologie, nonché una lunga lista di soft skills, come l’ottima gestione dei collaboratori e dei carichi di stress, capacità di dialogo, problem solving e così via.
Non si parla quindi unicamente di quello che si potrebbe definire come un esperto di numeri. Lungi dall’essere un professionista chino sul bilancio aziendale, il CFO si è ormai inserito stabilmente tra l’azienda e il mercato, assumendo un ruolo di supporto e di guida strategica per la protezione la crescita del business. Tutto parte ovviamente da una laurea a indirizzo finanziario, meglio ancora se con un master in Accounting, Auditing and Control. L’accesso principale alla professione avviene poi mediante altre esperienze, passando per esempio per i ruoli di Direttore della contabilità o di Direttore del controllo di gestione.
CFO, la retribuzione
Qual è lo stipendio del CFO? Ebbene, va detto che la retribuzione di un Chief Financial Officer può essere estremamente variabile. Il CFO di una piccola impresa, oppure di una divisione di una media o grande impresa, può ambire in media a una retribuzione annua lorda di circa 70.000 euro lordi. Nel caso di un CFO di un gruppo di società, e quindi di un Direttore Finanziario con grande esperienza e con enormi responsabilità, si parla invece di talvolta di oltre 200.000 euro lordi all’anno.