Per continuare a crescere lungo la via del successo un’azienda deve poter contare su dei collaboratori in grado di fare la differenza. In un mercato altamente concorrenziale e dominato dall’innovazione come quello odierno, infatti, è essenziale poter contare su idee nuove, su dei preziosi cambi di prospettiva, insomma, sulla capacità dei migliori talenti di vedere le cose in modo diverso. Ma come può fare un addetto alla selezione del personale a individuare i soli candidati creativi?
La creatività è un approccio mentale trasversale
Un addetto alla selezione del personale che, durante un processo di selezione del personale, si mette alla ricerca di un lavoratore creativo, non è necessariamente alla ricerca di un artista, di uno scrittore o di un pubblicitario. No, quando si parla di creatività si parla in realtà di un particolare approccio alla vita e al lavoro che trascende la mansione in sé. La creatività è un atteggiamento mentale, un modo di pensare e di vedere le cose, e può essere una caratteristica peculiare di chiunque: non solo dunque di un disegnatore, di un copywriter o di uno scultore, ma anche di un dirigente, di un commerciale o di un marketer. In questo senso, dunque, usare la parola ‘creativi’ per definire una particolare classe o categoria di lavoratori equivale a svuotare di significato quella parola.
Il compito dell’addetto alla selezione del personale
Ma perché un addetto alla selezione del personale dovrebbe complicarsi la vita al momento della stesura della job description e durante i colloqui di lavoro al fine di selezionare unicamente dei candidati creativi? Semplice: la creatività può avere dei risultati estremamente importanti per l’azienda. Non si parla solo di lavoratori innovativi, originali e persino bizzarri, quanto invece di professionisti preparati e capaci di prendere i sentieri meno battuti per restituire soluzioni diverse e migliori.
I candidati creativi sono sempre la soluzione migliore?
Tutti le mansioni, dunque, possono potenzialmente essere svolte in modo migliore da dei candidati creativi. L’addetto alla selezione del personale accorto, però, sa che non si può assumere nella totalità dei casi che un candidato creativo sia la migliore tra le soluzioni possibili, in quanto esistono mansioni ripetitive e noiose che delle persone creative e dinamiche non potrebbero che trovare a disprezzare già nel breve termine. Inserire una risorsa particolarmente creativa in una posizione particolarmente ripetitiva, dunque, è tendenzialmente un errore, il quale porta tipicamente in tempi piuttosto brevi alle dimissioni del lavoratore e ad un nuovo dispendioso processo di ricerca e selezione del personale.
Non esiste un identikit per individuare i candidati creativi
Il lavoro di un addetto alla selezione del personale che deve individuare un candidato creativo non è però facile come potrebbe sembrare. Non stiamo infatti parlando di una semplice competenza da testare: la creatività non si misura certo in livelli come la conoscenza di una lingua straniera, e dunque non è facile da verificare. I cacciatori di teste più esperti sanno però valutare diversi segnali per comprendere in modo piuttosto approfondito il tipo di candidato che si trovano davanti. É una questione di leggere sfumature psicologiche, di sensazioni che si possono cogliere ponendo le domande giuste. Per riuscire a portare una risorsa di sicuro valore nella propria azienda, dunque, un addetto alla selezione del personale deve capire chi si trova davanti, partendo dal presupposto che, in genere, i creativi si presentano come dei tipi vivaci, spigliati e disinvolti, che dimostrano la propria originalità già al primo impatto. Ma attenzione, poiché in molti casi la creatività si ferma a questa disinvolta copertina. In altri casi, invece, i candidati più creativi sono quelli che si mostrano più riflessivi e tranquilli.
Non sempre un ribelle
Il lavoratore creativo, dunque, non deve essere per forza il candidato più eccentrico e ribelle. Anzi: la creatività, in un contesto aziendale, può essere tale anche all’interno di regole granitiche. Diversamente da quanto vorrebbe lo stereotipo più comune, dunque, il creativo non è affatto un disobbediente a priori. No, il creativo perfetto per l’azienda è quello che sa osare al momento giusto, che sa avanzare quando gli altri indietreggiano, che sa allontanarsi dal binario principale per poi arrivare prima degli colleghi – e soprattutto dei concorrenti – alla soluzione migliore.
Come individuare i lavoratori creativi? Quattro preziosi consigli
Quali sono, dunque, i segnali che possono aiutare un addetto alla selezione del personale ad individuare un candidato particolarmente creativo? Ovviamente il curriculum vitae può aiutare in via preliminare: le esperienze lavorative passate, i traguardi raggiunti e persino gli interessi personali, in questo senso, possono fornire delle informazioni molto importanti. Ma il momento clou è ovviamente quello rappresentato dal colloquio conoscitivo: è quello il passaggio chiave in cui i recruiter e gli head hunter possono davvero capire chi si trovano davanti. Ecco dunque quattro indizi da non sottovalutare:
> L’abito non fa certo il monaco, ma l’abbigliamento del candidato può certamente aiutare per sondare la sua creatività. Partendo dal presupposto secondo il quale esiste un dress code piuttosto diffuso quando si parla di colloqui di lavoro, degli scostamenti dal canone ordinario possono confermare le eventuali sensazioni di creatività rilevate dall’addetto alla selezione del personale durante l’analisi dei curricula. Anche la semplice accoppiata giacca e camicia, o un classico tailleur, possono essere valorizzati con un accessorio o con delle combinazioni inconsuete ma allo stesso tempo decorose, deboli ma espliciti segnali di una certa creatività.
> I creativi sono spesso riconoscibili per via della loro marcata curiosità. Durante il colloquio con il recruiter queste persone pongono infatti frequenti domande tese a fare luce su dettagli che altri candidati non noterebbero neppure, andando talvolta a creare delle associazioni di significati del tutto originali.
> Un creativo interessato tende a dilungarsi nei discorsi. Quando un candidato di questo tipo, durante un colloquio di lavoro, trova un argomento di suo interesse, che lo appassiona sinceramente e lo coinvolge in modo diretto, spesso tende ad abbattere le barriere temporali dell’intervista, costringendo di conseguenza l’addetto alla selezione del personale ad interromperlo per portarlo al quesito successivo. Anche il dilungarsi, in certi casi, può dunque essere un segnale interessante.
> Ultimo segnale, ma non meno importante, è quello costituito dall’anticonformismo e dalla stravaganza nell’espressione del candidato creativo. Se dopo 10 colloqui il recruiter si accorge di trovarsi di fronte ad una personalità davvero ‘diversa’, capace di distinguersi dai precedenti in modo brillante e con un pizzico di stravaganza, quello potrebbe essere il candidato creativo che si stava cercando.