L’errore è sempre dietro l’angolo: basta davvero poco per compromettere una candidatura! Non di rado i processi di selezione del personale registrano un numero molto importante di candidature di profili con i giusti requisiti, tanto da rendere effettivamente difficile fare una scrematura soddisfacente dei curricula arrivati. Per selezionare solamente i CV migliori – per non ritrovarsi a dover fare fin troppi colloqui, allungando eccessivamente i tempi del processo – le agenzie di ricerca e selezione del personale devono quindi alzare l’asticella, andando a eliminare i candidati che hanno presentato degli CV con degli errori oppure con delle leggerezze: molto semplicemente, così facendo si va a premiare i candidati che si sono dimostrati più attenti, più impegnati. Ecco che allora, davvero, basta un errore di troppo per mandare a monte una candidatura. Lo sanno molto bene i nostri esperti nella revisione curriculum vitae, che ogni giorno offrono la loro consulenza per rivedere, ottimizzare e rendere più efficaci i cv di tanti professionisti alla ricerca di un nuovo lavoro. Oggi abbiamo voluto elencare qui i 30 errori sul curriculum vitae che davvero non dovresti davvero fare, per sottolineare quanto sia davvero difficile presentare un CV a prova di recruiter!
30 errori sul curriculum vitae da evitare
- Refusi: ce lo dicono i nostri head hunter, ce lo confermano i nostri esperti di ottimizzazione curriculum vitae: sono tantissimi i CV che contengono refusi, errori grammaticali, errori ortografici e via dicendo. Certe volte la presenza di diversi errori di questo tipo è una palese dimostrazione di poca attenzione, tale da motivare già di per sé il rifiuto della candidatura.
- Linguaggio eccessivamente tecnico: alcuni candidati potrebbero pensare che utilizzare un lessico altamente tecnico e specialistico per descrivere la propria esperienza professionale sia un plus; non è però esattamente così, perché è possibile che quel CV finisca tra le mani di un responsabile HR che non conosce quel gergo, e anche perché può denotare una mancanza di capacità di comunicazione da parte del candidato.
- Fotografia non professionale: nella maggior parte dei casi è bene allegare una foto al proprio curriculum vitae; molto spesso però la foto utilizzata è poco professionale, andando a compromettere l’efficacia del CV. È bene prestare attenzione agli abiti indossati, al contesto e via dicendo: assolutamente da evitare le foto fate in spiaggia, a un matrimonio, le foto di gruppo ritagliate, e via dicendo.
- Dimenticare la liberatoria del trattamento dei dati: la liberatoria è un elemento che deve essere obbligatoriamente presente alla fine di ogni CV. Eppure la mancanza di questo elemento è tra gli errori sul curriculum vitae più diffusi.
- Una struttura poco leggibile: il recruiter che durante il processo di ricerca del personale si trova a leggere tutti i CV ricevuti non può ovviamente dedicare troppo tempo a ogni singola candidatura, sapendo che solo dopo una scrematura iniziale sarà possibile concentrarsi sui singoli candidati; per questo un CV poco leggibile verrà già di per sé valutato negativamente.
- Troppo lungo: per lo stesso motivo visto qui sopra, un CV troppo lungo può compromettere una candidatura. Va detto che non esiste una lunghezza massima per un curriculum, sapendo per esempio che il CV di un dirigente, o di un professionista che negli ultimi anni ha cambiato diversi ruoli e che ha investito molto sull’informazione, sarà necessariamente più lungo rispetto a quello di un neodiplomato.
- Troppo corto: non troppo lungo, ma nemmeno troppo breve. Un CV troppo ristretto tende infatti a non fare bella figura al candidato: meglio impegnarsi un po’ per inserire un numero maggiore di informazioni, lavorando per esempio sulla formazione e sulle competenze.
- Troppi cliché: molto motivato, critical thinker orientato al successo, team player. I selezionatori leggono ogni giorno decine e persino centinaia di CV, ed è quindi naturale che non vedano di buon occhio i candidati che ripetono sempre gli stessi abusati cliché, i quali finiscono spesso per essere svuotati da ogni senso. Per questo motivo i cliché figurano tra gli errori da evitare nei curriculum vitae.
- Usare troppo colori: di certo chi applica per una professione particolarmente creativa, magari proprio nel mondo della grafica, può lavorare su un CV più colorato. Ma nella maggior parte dei casi un curriculum monocolor o eventualmente a due colori, per aumentare la leggibilità, è certamente la via migliore.
- Usare font poco comprensibili: di certo non esistono unicamente Times New Roman, Cambria, Garamond, Helvetica e Calibri. Ma attenzione: i font da utilizzare nel curriculum vitae devono essere sempre perfettamente leggibili, sapendo peraltro che la lettura dei CV è sempre molto veloce, soprattutto al momento della scrematura iniziale. Chi opta per dei font poco leggibili, corsivi o svolazzanti parte già in svantaggio.
- Nome del file non ottimizzato: come sottolineato dai nostri esperti di revisione di CV, questo è uno tra i più comuni errori nei curriculum vitae inviati per e-mail. Non sono infatti tanti i candidati che prestano la sufficiente attenzione al nome del file inviato, che spesso è fantasioso e sintomo di distrazione o poca serietà.
- L’indirizzo e-mail poco professionale: ecco un altro errore comune individuato dai consulenti per l’ottimizzazione dei curricula, soprattutto per chi sta entrando per la prima volta nel mondo del lavoro. Spesso infatti chi non usa quotidianamente la posta elettronica tende a usare la vecchia “casella” creata in adolescenza, magari con dei nomignoli fantasiosi o con dei soprannomi: questo può rovinare fin da subito la delineazione di un profilo professionale.
- Dimenticarsi dell’ottimizzazione SEO del CV: un altro tra i più diffusi errori nel curriculum vitae è quello di trascurare del tutto l’ottimizzazione SEO del documento, sapendo che molte agenzie di ricerca e selezione del personale utilizzano dei software per la scrematura preliminare dei curricula: chi non inserisce le dovute parole chiave rischia quindi di vedere cancellare la propria candidatura da questi “robot”.
- Non su misura per la candidatura: i nostri consulenti per l’ottimizzazione dei CV ci dicono che tante persone sono convinte che un CV aggiornato possa andare bene per qualsiasi candidatura. Non è così: il curriculum vitae è davvero efficace quando viene perfezionato su misura per ogni singola candidatura, per mettere enfasi sulle caratteristiche maggiormente attrattive e importanti per l’azienda che sta cercando nuovi talenti.
- Esperienze inutili: non sempre la carriera professionale segue una direzione ben precisa. Anzi, soprattutto agli inizi è comune fare delle esperienze che nulla hanno a che fare con la carriera successiva: si pensi ai lavoretti stagionali degli studenti universitari. Non ha alcun senso, per esempio, inserire nel CV i mesi spesi come cameriere nel momento in cui, magari 10 anni dopo, ci si candida come sviluppatore.
- Date che non tornano: tra gli errori nei curriculum vitae che spesso sfuggono all’occhio del candidato al momento della correzione ci sono quelli relativi alle date delle varie esperienza lavorative; non è infatti raro imbattersi in CV con date che non tornano, e quindi con lavori che finiscono dopo l’inizio di altre esperienze, e via dicendo. Questi particolari, oltre a denotare disattenzione, possono mettere in dubbio la veridicità delle informazioni riportate.
- Non accompagnato dalla lettera di presentazione: questo non è propriamente un errore nel CV; eppure l’assenza di una lettera di presentazione finisce inevitabilmente per ridurre l’efficacia di un curriculum vitae, sapendo che il testo di accompagnamento, anche chiamato cover letter, può essere molto utile per mettere in luce i punti forti del candidato.
- Informazioni di contatto non corrette: l’attenzione di chi crea un nuovo curriculum vitae finisce inevitabilmente per concentrarsi sul corpo centrale e finale del CV, dove vengono esposte esperienze professionali e competenze maturate. Ecco che allora non è raro imbattersi in errori nella parte iniziale, lì dove si trovano le informazioni di contatto, proprio lì dove cadrà l’occhio del recruiter nel momento in cui vorrà fissare un appuntamento: una distrazione in quell’area può compromettere la candidatura.
- Non enfatizzare i propri successi: scrivere un buon curriculum significa anche presentare le informazioni nel modo più efficace e convincente; un candidato che non pone sufficiente enfasi sui successi e sui traguardi raggiunti nel tempo (responsabilità, progetti conclusi, promozioni, riconoscimenti e via dicendo) non sta sfruttando nel modo corretto lo spazio a disposizione per promuovere il proprio personal brand.
- Senza referenze: talvolta la presenza di referenze può fare la differenza. Non sapendo se il recruiter utilizzerà o meno queste informazioni, il candidato che vuole avere la certezza di avere fatto tutto il necessario farà bene a inserire delle referenze, ovvero i contatti di professionisti pronti ad attestare le esperienze lavorative riportate nel documento: ex datori di lavoro, colleghi e supervisori sono le figure più adatte.
- Lingua sbagliata: nella maggior parte dei casi il curriculum vitae va scritto semplicemente in italiano, a meno che nell’annuncio di lavoro non ci sia scritto di fare diversamente, o a meno che non ci si candidi presso una multinazionale che comunica normalmente in inglese. È un errore mandare un CV in italiano quando si richiede espressamente un documento in inglese, così come è un errore inoltrare un CV in inglese quando non è stata fatta nessuna richiesta di questo tipo.
- Esagerazioni o bugie: non ci sono dubbi, tra i più comuni e gravi errori nei curriculum vitae ci sono sicuramente bugie, mezze bugie ed esagerazioni, sapendo peraltro che un buon recruiter impiegherà molto poco per individuare queste storture e mettere una croce sulla candidatura.
- Non pensare ai gap: capita che, all’interno di una carriera lavorativa, ci siano dei “buchi” tra un’esperienza lavorativa e l’altra. Quando presenti, il candidato non può ovviamente cancellarli, e non deve certo “giocare” con le date per ridurre questi gap. È però sempre bene appuntarsi mentalmente queste lacune, le quali molto probabilmente saranno oggetto di discussione durante l’eventuale colloquio di lavoro.
- Troppo creativo: font stravaganti, colori inusuali, strutture fantasiose, formattazione del testo non standard. Un curriculum vitae troppo creativo può rendere difficile la lettura, e può portare il recruiter a pensare di avere a che fare con una persona che non vuole seguire delle regole o che non desidera uniformarsi. Questo potrebbe essere positivo nel momento in cui un’azienda cerca una figura creativa e fuori dagli schemi, ma non in altri casi.
- Troppo standard: per l’appunto, l’agenzia di selezione del personale che si mette alla ricerca di una figura creativa, capace di portare uno sguardo “diverso”, potrà certamente apprezzare un CV non eccessivamente standardizzato.
- Menzionare il salario: di certo la retribuzione è uno degli elementi fondamentali da prendere in considerazione al momento dell’avvio di un nuovo rapporto di lavoro. Il curriculum vitae non è però il luogo giusto per avviare questo discorso. È bene quindi non rubare spazio ad altre informazioni preziose con questo elemento, che potrà invece essere eventualmente toccato nelle fasi conclusive dei colloqui di lavoro.
- Troppe ripetizioni: il CV è pur sempre un testo, che deve essere scritto seguendo delle regole e delle linee guida note e condivise. Cosa potrebbe pensare un selezionatore di fronte a un curriculum vitae che ripete continuamente gli stessi termini, anche in presenza di sinonimi pronti all’uso? Per delle posizioni che richiedono capacità comunicative e fantasia, un errore di questo tipo potrebbe non essere trascurabile.
- Ordine sbagliato delle informazioni: tra i più comuni errori nei curriculum vitate ci sono quelli relativi all’ordine di esposizione delle informazioni. Al di là della struttura generale del CV, è sempre bene esporre le proprie esperienze professionali (come quelle formative) in ordine inverso, partendo quindi dalla più recente per poi esporre quelle più lontane nel tempo, per arrivare eventualmente fino agli inizi della carriera. Un ordinamento di questo tipo permette al recruiter di incontrare subito le attività più importanti.
- Non aggiornato: presentare a un’agenzia di selezione del personale un CV non aggiornato equivale a darsi sonoramente la zappa sui piedi. Una nuova posizione in azienda, una nuova competenza, un nuovo corso seguito, una nuova attività rilevante: il curriculum vitae va sempre aggiornato, per non vedere sfumare delle opportunità preziose.
- Senza revisione: ogni curriculum vitae, prima di essere inviato, andrebbe attentamente revisionato. Il livello minimo sarebbe quello di revisionarlo in prima persona, preferibilmente il giorno successivo, così da individuare gli errori “invisibili” il giorno prima. Di certo sarebbe però meglio rivolgersi a un esperto di revisione CV, così da sottoporre il curriculum alla correzione da parte di un verso specialista.